Che cos’è una buona postura? #3 – intermezzo

Nel post precedente ho proposto l’idea secondo cui la consapevolezza corporea sia qualcosa di mediamente molto trascurato.
Mi è quindi sorta la domanda: è sempre stato così nella vita di ognuno di noi?

Probabilmente sarebbe possibile trovare qualche spunto utile se prendessimo in considerazione il modo in cui il sistema nervoso si è sviluppato e il modo in cui abbiamo imparato a muoverci.
C’è infatti un apprendistato che abbiamo tutti seguito, una scuola dove abbiamo svolto tutti i compiti e tendenzialmente non abbiamo saltato nessuna lezione, dove in un certo senso le tappe erano obbligate.

Di cosa sto parlando? Ecco un’immagine esemplificativa:

L’apprendimento organico

(Quasi) Tutti ci siamo trovati in questa situazione. A dover controllare l’equilibrio in una posizione che, in confronto a quelle che nello sviluppo motorio la precedono, è sicuramente più precaria. 

C’è una cosa apparentemente banale che vale la pena notare: non è possibile raggiungere la posizione sui quattro appoggi se prima non è possibile sollevare la testa quando si sta a pancia in giù. E non è possibile imparare a sollevare la testa stando a pancia in giù se prima non si riesce a rotolare. E non si può rotolare se prima non si riesce a controllare alcuni movimenti di base della testa, che non possono essere padroneggiati se prima non si impara a coordinare i movimenti degli occhi con quelli dei muscoli del collo…

La scuola dell’apprendimento organico segue tappe che vengono raggiunte e superate naturalmente, e ad ogni “livello” che si raggiunge sono presenti anche tutti gli elementi per oltrepassarlo e scoprire qualcosa di nuovo. Nessuno ci ha dato i compiti, se non le leggi inscritte nella natura e la nostra predisposizione ad interagire con esse.

La tabula rasa

Alla nascita il nostro sistema nervoso è per lo più da formare. Dopo pochi mesi di vita abbiamo lo stesso numero di cellule cerebrali di un adulto, ma la massa del cervello di un adulto è almeno cinque volte superiore a quella del cervello di un neonato. Ciò che conferisce questa enorme differenza è la presenza e la formazione di connessioni cerebrali.
Alla nascita quindi siamo una sorta di tabula rasa e abbiamo bisogno di imparare a fare tutto. Quindi ad esempio un sistema nervoso in grado di controllare movimenti più raffinati ed elaborati (come ad esempio la motricità fine delle dita delle mani) è più complesso di un sistema nervoso che non ha ancora sviluppato questa abilità.

La chiave di questa crescente complessità è l’esperienza, e il mezzo di queste potenzialità è il corpo. Facendo esperienza (e in particolare per i primi tempi esperienza motoria) il nostro cervello cambia, cresce, elabora informazioni e si adatta in base a ciò che viviamo.

Non è azzardato dire che se quanto letto in questi 3 post sul tema è sembrato sensato a chi sta leggendo, ha permesso di fare qualche collegamento mentale o ha fatto scoprire qualcosa che prima non si sapeva, allora il sistema nervoso di chi legge è cambiato. È fisicamente diverso rispetto a poco fa, prima di intraprendere la lettura.

Ecco le nuove sinapsi che si stanno creando in questo momento
Il movimento è la chiave dello sviluppo cerebrale

Riprendendo il discorso: alla nascita non sapevamo fare quasi nulla. Aver imparato a controllare il sistema muscolo-scheletrico e ad utilizzarlo in relazione alla gravità e allo spazio circostante, aver imparato a rotolare, stare seduti, gattonare, stare in piedi, camminare… ha dato la possibilità al sistema nervoso di crescere e di raggiungere una complessità tale da renderlo capace di dedicarsi ad attività che riteniamo “superiori”, come usare il linguaggio, o intraprendere attività intellettuali o artistiche. Come scrivere un post davanti al computer o leggerlo e comprenderlo.

Ma cosa c’entra questo con la buona postura?

Lo vedremo nel prossimo post.

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link alla PARTE UNO, e alla PARTE DUE

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