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La più sottovalutata delle nostre risorse
Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità di ognuno è il suo genio.
Charles Baudelaire
Tra tutte le qualità e risorse che abbiamo, la sensibilità è forse una delle più taciute. Spesso non sappiamo se considerarla una caratteristica positiva o negativa, e in molte circostanze viene considerata un ostacolo.
Una persona molto sensibile si dice che si faccia troppi problemi, che “senta troppo”, e che non riesca a combinare nulla perché ostacolata dalla propria grande sensibilità.
Quando mi si presenta una persona con una sensibilità sopra la media, spesso noto che lamenta dolori particolari, piuttosto insoliti e in qualche modo tanto singolari quanto unica e singolare è la persona che ho di fronte. Nei riguardi del dolore è in grado di sentire ogni variazione: sa esattamente, con precisione millimetrica, dove la mia mano o il mio dito potranno incontrare una zona dolente, e il rapporto costante con l’intensità del fastidio diventa un grande ostacolo per poter condurre una vita “normale”.
In caso di dolore cronico, una persona può usare la propria sensibilità per orientare l’attenzione verso la sensazione spiacevole, in un certo senso però così ne rafforza l’esperienza a livello cerebrale, e fa in modo che sia molto difficile da abbandonare.
Quindi spesso è il dolore stesso a sviluppare la nostra sensibilità, ad insegnarci un modo piuttosto sbilanciato benché profondo di prestare ascolto alle sensazioni corporee, e in maniera quasi beffarda la nostra articolata personalità si struttura anche intorno al rapporto che abbiamo col dolore, o più in generale con il disagio.
Fino a qui sembrerebbe che anche io ritenga la “troppa” sensibilità un problema.
In realtà per me è vero l’opposto: una persona molto sensibile può sentire cose che gli altri non sentono, e può esaltare piccole differenze nella percezione di sé che molti altri non hanno idea che esistano. Può trarre vantaggio, semmai, dal saper orientare la propria sensibilità verso il riconoscimento di ciò che funziona e di ciò che gli è utile, e non verso ciò che non funziona, e potrà diventare più abile di molti altri ad avere confidenza con ciò che, del suo corpo e della sua persona, funziona bene per farlo funzionare meglio.
Le persone con una sensibilità sopra la media sono quelle che con me hanno fatto passi in avanti più grandi e più rapidamente, e che hanno ricevuto cambiamenti più stabili nel tempo, perché la loro capacità di valorizzare le più piccole differenze ha reso più difficile tornare allo stato che precedeva l’inizio dei nostri incontri.
Come ogni abilità, la sensibilità può essere allenata e sviluppata. È ciò che succede a tutti coloro che fanno un percorso di cambiamento e a chi pratica il Metodo Feldenkrais. Con tutte le persone che incontro cerco di direzionare la loro attenzione verso le sensazioni interne che accompagnano i miei tocchi e le mie manovre, e di incontro in incontro questa capacità si espande. Con le persone molto sensibili ogni stimolo dato al loro sistema è in grado di essere amplificato dalla loro capacità di ascoltarsi, e di procurare una riorganizzazione spontanea sbalorditiva. Le persone con una sensibilità sopra la media si alzano quasi trasformate dai nostri incontri.
Proviamo a fare un esempio simbolico e pratico sull’utilizzo della sensibilità e della capacità di ascolto a proprio vantaggio:
Se mentre leggi ti accorgi che nel tuo corpo ci sono sensazioni di fastidio, particolare affaticamento o dolore, e vuoi testare la tua sensibilità e fare un’esperienza tanto semplice quanto particolare, prova a fare quanto segue.
Siediti nella maniera più comoda che ti è concessa, se stare senza schienale è scomodo e ci puoi stare solo con la schiena molto ricurva, allora procurati una sedia con un buono schienale contro cui appoggiare la schiena.
Mettiti comoda o comodo e chiudi gli occhi per un minuto. Durante questo minuto pensa ad un osso che si trova vicino alla zona che ti fa male. Ad esempio se hai male alla zona lombare, prova a pensare al bacino. Immaginati come è fatto, e se proprio non ne hai la più vaga idea, guarda prima un’immagine su internet. Senti le zone in cui il bacino appoggia sul sedile, e da quelle prova a ricostruire mentalmente la forma della sua ossatura. Pensa a tutte le ossa, l’osso iliaco di destra, quello di sinistra, il sacro. Non fare nulla mentre pensi a tutto ciò, non riaggiustare o “correggere” la posizione. A seconda della posizione che hai scelto, potresti sentire un leggero riadattamento del tuo assetto: è il tuo corpo che si riorganizza sulla base delle informazioni che con la tua attenzione stai dando alle regioni del sistema nervoso che regolano l’equilibrio.
Terminato questo particolare minuto, forse la sensazione di fastidio o affaticamento si è un po’ attenuata. Sono state procurate delle differenze tra prima e dopo, e nell’assetto generale. Se hai percepito un miglioramento anche minuscolo, ringrazia la tua sensibilità e, perché no, chiedile pure di aiutarti più spesso : )