In quanti ce lo dicono?

(No, non è un elogio alla pigrizia…anche se…)
Ci è stato insegnato che bisogna fare di più, spingere. Sfidare i propri limiti. Sempre. Per raggiungere obiettivi, appagamento, risultati.
Talvolta è necessario, ma non sempre.
In certe occasioni è anche vero l’esatto contrario: quando fai meno, senti di più.
Questa è una condizione che rende molto interessante la nostra esistenza: più siamo orientati e assorbiti nel fare, meno abbiamo la possibilità di sentire.
Sono due attività in competizione tra loro, come parlare e ascoltare: non possiamo veramente ascoltare mentre stiamo parlando e dobbiamo fare silenzio per accogliere le parole dell’altro.
Per percepirci e per avere un’idea profonda di ciò che stiamo facendo e possiamo fare, dobbiamo ridurre l’azione, provare a smettere di fare per un po’.
Imparare a riconoscere e abitare il confine tra azione e inazione: dove la nostra intenzione acquisisce realtà concreta.
Anche nei confronti del corpo e del movimento: quando ci diamo la possibilità di fare meno, iniziamo a capire cosa ci serve davvero, dove ci stiamo irrigidendo, quali sforzi sono inutili.
Per fare meglio la volta successiva.
Senza ascolto non c’è apprendimento, senza apprendimento non c’è miglioramento.