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Feldenkrais e riflesso di orientamento
Il riflesso di orientamento è una scoperta importantissima fatta da alcuni neurofisiologi russi, tra cui in particolare Sokolov.
È un riflesso che ci orienta verso ciò che non capiamo, verso l’anomalia.
Ciò significa che abbiamo una struttura costruita dentro di noi che ci aiuta a trovare un senso a ciò che non capiamo. È un istinto vero e proprio.
Quando siamo sorpresi da qualcosa, o spaventati da qualcosa, il riflesso di orientamento si manifesta nella sua forma più bassa.
È parte del meccanismo che ci difende dai predatori, ossia una risposta del sistema nervoso che richiede un processo cognitivo ridotto. Veloce abbastanza da permetterci di fare un salto se spunta un serpente.
Un importante adattamento nello sviluppo dell’essere umano sono i molteplici eco del riflesso di orientamento a differenti livelli del sistema nervoso.
Il riflesso di orientamento si è sviluppato in maniera molto complessa. Se qualcosa ci spaventa o sorprende in maniera molto forte, potremmo trascorrere un anno intero a pensarci. E un intero anno di processo di pensiero è una estesa manifestazione del riflesso di orientamento.
Un comportamento molto comune dell’essere umano è quello di consolidare le proprie abitudini, trovare delle strategie e schemi che funzionano, e ripercorrerli consapevolmente o meno.
Quando esploriamo un territorio sconosciuto invece si attiva il nostro riflesso di orientamento, cerchiamo di dare un senso a ciò che non conosciamo, e la nostra rappresentazione del mondo si modifica, si arricchisce. Ed è qualcosa che possiamo estendere a tutte le esperienze che possiamo fare.
Il Metodo sviluppato dal dr. Feldenkrais applica questi principi ad un livello fondamentale dell’esperienza umana, quello del movimento.
Le lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento da lui ideate sono delle esplorazioni, non degli esercizi. Attraverso una voce veniamo condotti in territori inesplorati del nostro movimento, o che le nostre abitudini non hanno più reso possibili.
Il movimento richiesto dapprima ci è ignoto, poi viene ripetuto e familiarizzato, e improvvisamente entra nell’immagine che abbiamo di noi. Inizia ad avere senso. L’immagine di noi è cambiata, conosciamo meglio alcune nostre potenzialità e gli atteggiamenti che le ostacolano.
I due emisferi hanno dialogato in maniera diversa dal solito: il noto si è fatto da parte, l’esplorazione dell’ignoto ha prodotto dei cambiamenti, e si fa spazio una sensazione di maggiore unità, completezza, interezza, come se tutto al nostro interno fosse interconnesso.
Non è da sottovalutare la portata di un’esperienza di questo tipo, perché il movimento è la funzione più importante nello sviluppo del sistema nervoso, e questa attitudine esplorativa, eseguita ad un livello così basico e fondante come quello del movimento, si svilupperà a cascata anche nell’esercizio delle funzioni superiori che entrano in gioco nel nostro adattamento alla vita.