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Perché ci incurviamo? E come uscirne?
Come nascono le nostre storture?
Le nostre gobbe, le nostre curve scoliotiche, le asimmetrie o le abitudini a tenere alcune parti del corpo molto contratte? Perché se la nostra muscolatura è volontaria non abbiamo il controllo di alcune parti del corpo?
Feldenkrais lo spiegava in una maniera molto semplice:
L’efficacia e la scientificità del Metodo si fondano sulla legge fisiologica di Weber-Fechner, che studia il rapporto tra i sensi percettivi e la loro sensibilità.
Ad esempio il senso della vista ha una sensibilità di 1/270, in condizioni ottimali. Ciò significa che siamo in grado di percepire una differenza di luce o di colore di un 270esimo. Se questa differenza diventa più piccola, il nostro occhio la ignora totalmente.
Il senso propriocettivo, il nostro sesto senso, è il senso che ci permette di percepirci nello spazio. Quindi il modo di usarci, le nostre scomodità, le nostre curve scheletriche, sono materia che riguarda questo senso.
Grazie al senso propriocettivo se nascondo una mano dietro la mia schiena, anche senza vederla posso sentire e descrivere la disposizione delle dita e della mano nello spazio (se ad esempio il pollice è orientato verso l’alto e le dita verso il braccio opposto e così via). Non è tatto, è percezione di se stessi, di come si utilizzano i muscoli per muovere le ossa.
Inoltre, grazie a questo senso, ad esempio, se mi viene passato un carico troppo pesante di cui io sottovaluto il peso (poniamo che qualcuno mi passi con nonchalance un cubo di 100kg), immediatamente i recettori dei flessori delle mie braccia (posti lungo la giunzione muscolo-tendinea) si accorgono che il carico è superiore alle aspettative e che potrebbe lesionare i tendini coinvolti, e lasciano per riflesso la presa rilassando i tendini per preservare la loro integrità.
La sensibilità del senso propriocettivo (o cinestesico) è di 1/40 in condizioni ottimali.
Significa che se io metto su una mano una monetina di rame avverto il cambiamento di peso. Anche se aggiungo una seconda monetina, una terza e così via. In linea teorica posso sentire la differenza fino a che non aggiungerò la quarantesima monetina. Di lì in avanti, per percepire la differenza dovrò aggiungerne due.
Feldenkrais diceva che se una mosca si appoggia sulla mia mano posso sentirla, ma se si appoggia sul mio zaino no. Il rapporto tra il peso della mosca e quello di uno zaino è infatti di molto inferiore a 1/40.
Le nostre abitudini di movimento, ovvero il modo in cui utilizziamo i muscoli per la maggior parte del tempo, coinvolgono le nostre fasce muscolari in un lavoro che, ripetuto negli anni, passa inosservato, e, per così dire, si cristallizza.
Trovandoci a trascorrere tanti anni seduti con la schiena curva, ad esempio, rendiamo altri schemi di movimento incompatibili con la nostra “postura”, che non è altro che lo schema di movimento che usiamo sempre e dal quale ci risulta impossibile uscire. Ad esempio per molte persone che trascorrono tante ore sedute con la schiena curva, è quasi impossibile piegare le vertebre dorsali all’indietro, volgendo lo sguardo verso l’alto. Riescono a muovere solo il collo.
Le nostre tensioni latenti, i nostri sforzi, si sommano negli anni con piccole quantità di contrazioni muscolari che smettiamo di percepire. Alcuni muscoli vengono usati talmente senza sosta che col tempo non vanno mai completamente a riposo e rimangono impercettibilmente contratti. Con il passare degli anni, senza che ce ne rendiamo conto, questa contrazione aumenta, e, sommandosi con variazioni al di sotto della soglia di sensibilità, provoca delle curve nel nostro scheletro che non percepiamo.
Non sentiamo l’attività che facciamo per mantenerci nella nostra “postura”.
Spesso succede che poi vedendo una foto che ci ritrae pensiamo qualcosa come “non sapevo di tenere la testa così inclinata verso destra!”, oppure osservandoci bene allo specchio notiamo un ingobbimento o una curva di cui non eravamo consapevoli. Quell’incurvamento ha impiegato anni ed anni a formarsi, e purtroppo, lasciato a se stesso, aumenterà.
Il Metodo Feldenkrais porta delle variazioni laddove siamo più rigidi, per sperimentare che il nostro incurvamento – che spesso ci appare un processo inesorabile dato dal tempo – è in realtà qualcosa di assolutamente reverisbile.
Sfruttando la legge di Weber-Fechner, un insegnante Feldenkrais muove o invita a muovere le articolazioni con piccole quantità di movimento, o con movimenti poco intensi, che alla persona risultano estremamente piacevoli. Questo processo “costringe” il sistema nervoso a ridurre le tensioni muscolari, perché è l’unica maniera che ha per percepire le variazioni di movimento a cui sono sottoposti i muscoli: riducendo le tensioni, succede che la variazione di movimento procurata dall’insegnante Feldenkrais, rientra sotto la soglia percettiva, e la persona diventa consapevole di quello che fa per procurarsi dolori o scomodità. Così facendo l’organizzazione dello scheletro cambia, a poco a poco.
C’erano voluti anni per creare alcune curve e scomodità. A poco a poco, ma in un tempo decisamente minore, tramite l’apprendimento organico, sarà possibile ritrovare una postura e un allineamento più funzionali grazie a piccoli miglioramenti progressivi.