Metodo Feldenkrais e altre discipline. Quale differenza?

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Unicità del Metodo Feldenkrais

C’è almeno un motivo per cui il Metodo Feldenkrais è qualcosa di unico, che non ha niente in comune con nessun’altra disciplina. Un elemento che altrove non c’è.

Ma prima di arrivarci bisogna avere chiara la distinzione tra diversi tipi di fibre muscolari.

Fibre muscolari toniche e fibre fasiche

Ogni muscolo del nostro sistema muscolare possiede due tipi di fibre che vengono chiamate toniche e fasiche. La loro distribuzione varia da muscolo a muscolo e in generale anche da persona a persona.

I muscoli che per semplicità spesso vengono chiamati antigravitari o posturali hanno una prevalenza di fibre toniche rispetto a quelle fasiche. Si tratta della maggior parte degli estensori, che hanno il primario compito di mantenere la postura eretta.

Differenze tra fibre muscolari

Com’è noto, le fibre toniche si contraggono più lentamente e con meno energia di quelle fasiche ma possono lavorare molto più a lungo senza stancarsi.

Le fibre toniche possono tenerci in piedi per ore senza provare fatica. Permettono ad esempio alla testa di rimanere rivolta verso l’orizzonte e alla mandibola di non cadere per tutto l’arco della giornata senza particolare affaticamento. Quindi hanno a che fare con l’azione riflessa che coordina lo scheletro. (Leggi un approfondimento sull’azione muscolare antigravitaria)

Le fibre fasiche invece mediamente (non sono tutte uguali) possono contrarsi velocemente ed in maniera molto energica, però si stancano più velocemente delle fibre toniche. Vengono usate nelle azioni volontarie non prolungate, come ad esempio per sollevare uno zaino pesante e posarlo su un tavolo.
Coloro che vogliono sviluppare l’ipertrofia muscolare, per fare un altro esempio, lavorano al massimo con questo tipo di fibre muscolari. Hanno a che fare, per semplificare, con l’azione corticale consapevole.

Coordinazione e azione: non sono la stessa cosa!

Ciò che mi sembra meno noto, e che sappiamo grazie agli studi di Elwood Henneman, riguarda il rapporto tra le dimensioni di queste fibre e il loro tempo di reclutamento.

Le fibre toniche sono più piccole e vengono servite da nervi motori più piccoli.

I nervi motori più piccoli a loro volta sono quelli che si attivano per primi quando l’intenzione di movimento percorre la sua strada nervosa per raggiungere la muscolatura.

Ciò significa che quando vogliamo compiere una qualsiasi azione – come sollevare uno zaino da una sedia per porlo sul tavolo – le fibre toniche si contraggono per prime per coordinare e disporre lo scheletro. In un secondo momento le fibre fasiche vengono raggiunte dal segnale di contrazione muscolare per effettuare i movimenti desiderati (1). 

Detta più semplicemente: non è possibile fare alcuna azione se prima lo scheletro non si è coordinato per compierla.

Non possiamo quindi aumentare lo sforzo, o il lavoro, se prima non abbiamo coordinato il movimento.
Viceversa, una volta reclutate le fibre fasiche non è possibile modificare la coordinazione.

E, per la nostra organizzazione motoria, la coordinazione e l’azione sono due cose diverse.

Il Metodo Feldenkrais lavora con le fibre toniche

Come si può modificare il modo in cui la muscolatura tonica organizza lo scheletro e lo tiene in equilibrio? Cioè come si può modificare e migliorare l’allineamento e l’utilizzo dello scheletro nelle azioni quotidiane?

Lavorando sulla coordinazione e non sull’azione.

Come? Con movimenti – sia attivi che passivi – che siano:

  • piccoli, lenti e ripetuti. Per entrare in una dimensione esplorativa.
  • compiuti con attenzione. Per espandere la consapevolezza
  • scollegati dal loro apparente obiettivo.  Non si tratta di compiere azioni ma di esplorare le possibilità di organizzazione scheletrica.
  • e che colleghino funzionalmente i nostri segmenti scheletrici. Per smantellare schemi di movimento poco efficienti.

Questi sono tutti elementi al centro delle lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento e degli incontri individuali di Integrazione Funzionale del Metodo Feldenkrais.

Lavorare primariamente con le fibre fasiche è diverso

Puntare invece sull’esecuzione di azioni energiche per migliorare l’allineamento scheletrico, la coordinazione e la postura può rivelarsi una scelta piuttosto sconveniente sotto questo aspetto (ma immensamente utile per numerosi altri versi), e che agisce in maniera molto indiretta.
Chi conosce ed esercita solo questa modalità di azione purtroppo perde la capacità di percepire il proprio scheletro e di apprezzarne le diverse potenzialità di organizzazione.

Perché praticare il Metodo Feldenkrais

Ciò che distingue il Metodo Feldenkrais dalle altre discipline e da tutti i tipi di ginnastica è proprio l’attenzione volta a riorganizzare lo scheletro, a riprogrammarne la coordinazione. Perché permette di lavorare in un intervallo di tempo e di sforzo muscolare in grado di modificare il modo in cui le fibre toniche vengono reclutate ed utilizzate.

Non conosco un’altra disciplina che abbia sviluppato meglio questo aspetto. La magnifica pratica dello Yoga, ad esempio, lavora con parametri di movimento muscolare diversi e senza un’attenzione così dedicata allo scheletro e alla sua coordinazione, ha altri obiettivi.

Per questo il Metodo Feldenkrais non è un’attività concorrente alle altre che erroneamente gli vengono paragonate. È un approccio al movimento e alla vita che va affiancato a ciò che già si fa e si vuole fare meglio.

Migliora la coordinazione, la consapevolezza corporea e quindi l’utilizzo di sé, e può essere usato per perfezionare il proprio approccio a qualsiasi attività. Non solo fisica o sportiva, ma ad esempio anche artistica, come numerose testimonianze riportano.

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(1) Un amico tanti anni fa aveva avuto una fase estremamente acuta di dolore provocata da un’ernia discale. Era stato costretto a letto per diversi giorni, durante i quali mi diceva che anche solo muovere un dito gli procurava dolori lancinanti alla colonna. Diversi anni più tardi, sperimentando il Metodo Feldenkrais, capii su di me questa cosa. Anche solo il movimento di un dito richiama per abitudine un’azione preparatoria e coordinatoria lungo la colonna e non solo, reclutando anche i muscoli – apparentemente scollegati – che si trovano nei pressi della lesione discale lamentata dall’amico.

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