Promesse da mantenere

Specchietti per le allodole

Ogni tanto vedo delle pubblicità di metodi, professionisti o “rimedi” che promettono di risolvere i più disparati problemi fisici in quattro e quattr’otto.

Così facendo temo si diffonda sempre più l’idea che il corpo sia una sorta di macchina che, quando sembra funzionare male o quando lancia segnali di dolore, abbia bisogno di essere messa a posto con un paio di interventi.

Magari esiste qualcuno che sa esattamente quali “tasti” premere per far passare tutti i dolori?

Forse bisogna far scrocchiare due-tre vertebre per rimettersi in sesto?

Corpo-mente: un’entità sofisticata

Se fosse così, l’essere umano sarebbe poco più di un automa preprogrammato per svolgere delle funzioni determinate e sostituibili tra loro.

Invece lo studio delle neuroscienze ci invita a considerare corpo-mente come una singola entità in grado di adattarsi all’ambiente e di creare una maniera di vivere unica ed irripetibile in base all’esperienza personale, in primis corporea.

Il modo in cui pensiamo, parliamo, camminiamo, stiamo seduti, corriamo, interpretiamo le sensazioni è unico per ognuno di noi.

Anche le vicissitudini fanno parte della nostra storia e quindi anche la presenza di un dolore cronico fa parte del nostro adattamento all’ambiente.

Inoltre la presenza di dolore cronico modifica l’esperienza, il modo in cui esercitiamo l’attenzione, il modo in cui ci muoviamo, il modo in cui riposiamo… Modifica quindi il cervello (1).

Promesse realistiche

La settimana scorsa ho conosciuto una signora che si è presentata da me raccontando che è da quasi dieci anni che soffre di dolori piuttosto persistenti alla zona lombare.

Mentre ascoltavo mi è venuto in mente un paragone un po’ azzardato, che ho proposto più che altro per avvicinare la signora a pensare al dolore anche in termini di apprendimento: è più facile smettere di fumare per chi fuma da dieci anni o per chi fuma da dieci mesi?

Dopodiché ho fatto una promessa che sento in cuor mio di poter mantenere: le potenzialità del Metodo Feldenkrais si percepiscono e intuiscono dalla prima Integrazione Funzionale che si riceve, tuttavia l’unità di misura per i miglioramenti è il mese. I risultati più stabili si vedranno dopo tre mesi, e dopo sei mesi fare paragoni con il nostro primo incontro – di cui avremo tenuto traccia – potrà portare numerose sorprese, notando quante cose sono cambiate.
A qualcuno può sembrare un grande lasso di tempo, ma diventa minimo se paragonato al tempo trascorso a convivere con il dolore cronico.

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  1. un articolo curioso in merito

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