persone altamente sensibili

Intensità intensa

Intorno al 2016 iniziavo a scherzare su una mia caratteristica che in precedenza mi aveva causato non poche difficoltà.
Per sdrammatizzare la chiamavo “intensità intensa” e ne parlavo ridacchiando con nuovi amici conosciuti durante un’esperienza all’estero. Mi sembrava da tempo di vivere tutto con estrema intensità e di sentirmi sopraffatto dalle sensazioni e le emozioni che mi invadevano. Chi mi stava molto vicino diceva che a volte le mie sensazioni diventavano “troppo” anche per loro, che era come stare sottocassa a un concerto.
Raccontavo che non riuscivo a vedere film “drammatici” e che era garantito che in un film qualsiasi (anche Marvel…) una scena strappalacrime mi avrebbe fatto piangere come un bambino, e che dopo un film “sbagliato” non sarei riuscito a prendere sonno…

Il fatto di aver cominciato a scherzare sulla cosa significava che stavo iniziando a trovare nuova centratura. Riabitare il corpo, grazie al percorso Feldenkrais iniziato da qualche anno, stava cambiando alcune cose.

Persone Altamente Sensibili

Poi nel 2021 ho partecipato ad alcuni percorsi di formazione del Metodo come ospite, e ho conosciuto delle allieve che parlavano di PAS, o Persone Altamente Sensibili. Una di queste se non sbaglio ci aveva fatto una tesi all’università.
Dopo 5 minuti di dialogo con lei ho avuto la sensazione di aver compreso e collegato tra loro tante cose. Per di più esisteva un nome per questa sorta di condizione, anche se quello che gli avevo dato io mi piaceva di più. : )

Il fatto di aver scoperto il nome dell’ “etichetta” così tardi mi sembrò ad ogni modo una fortuna: io avevo cercato di conoscere meglio la mia sensibilità a partire proprio dalle mie sensazioni, e costruendo una strada che mi permettesse di poterle integrare meglio nel mio vissuto. Forse se avessi sentito parlare di persone altamente sensibili in precedenza, mi sarei accontentato di sentirmi un po’ diverso ma in buona compagnia, e che tutto sommato ci fosse poco da fare per rendere il rapporto con il mondo un po’ più funzionale.

La tua più grande risorsa

Sulla base di questo, mi permetto di dire quanto segue alle eventuali persone altamente sensibili all’ascolto:
Innanzitutto CIAO, piacere, sono contento che tu sia qui, se hai piacere continua a leggere sennò va tutto bene lo stesso. Permettimi di usare toni perentori che semplicemente semplificano la comunicazione, se seguissi il mio istinto scriverei 15 pagine pesando diversamente ogni parola (e considerato che il post non è ancora iniziato, siamo già lunghissimi). Poi:

Sei in grado di cogliere dettagli che gli altri non notano, registri micro-variazioni in qualsiasi tipo di percezione, ti saturi in ambienti ricchi di stimoli.
Ti rifugi spesso nel mentale per riuscire a “contenere” le sensazioni, ma più che altro si tratta di ruminare, anche perché smaltire le esperienze forti è difficile.
Cerchi autenticità, coerenza e profondità e rifuggi la superficialità.
La soluzione ai problemi che ti sembra di avere è ovvia: sei tu stessa/o.
Non c’è nulla di strano nell’avere un vocabolario sensoriale ricco.
È semmai diventato comune il contrario, vivere cioè con un repertorio di sensazioni ridotto, poco differenziato, dato per scontato.
Avere “troppo” può essere faticoso, ma avere poco non è necessariamente più sano.

Solo valorizzando la tua sensibilità puoi imparare a cogliere una quantità illimitata di micro-variazioni dentro di te che ti possono permettere di scoprirti altamente versatile e in grado di fare quasi tutto ciò che senti di voler fare. La vita è un processo di apprendimento, e si impara attraverso il riconoscimento di differenze, chi meglio di te può farlo?
Solo abitare il tuo corpo ti permette di metterti in salvo dal sovraccarico mentale. Rischi di vivere più di altri una scissione dal tuo corpo, ma una volta che viene un minimo reintegrata, puoi acquisire una marcia in più.
Se è vero che l’iper-sensibilità può portare facilmente al sovraccarico, è altrettanto vero che il corpo può diventare un luogo di regolazione anziché amplificazione.

Il rifugio neutro

Il corpo può essere il tuo rifugio neutro, affinché tu possa diventare il corpo e il corpo possa diventare te stessa/o. Puoi associare al rapporto col corpo una valanga di sensazioni confortanti e positive che alimenteranno a cascata la fiducia in te, e piano piano costruirai una mappa interiore.
Il tuo corpo non cerca di dominare l’esperienza né di darle un significato immediato, può offrirti appoggi abbastanza stabili da non travolgere, senza anestetizzare la tua sensibilità.

Per favore sospetta delle attività del tipo “se lo faccio 20 minuti al giorno tutti i giorni mi farà bene“: non senti quanto è forte la direzione MENTALE di questa frase? Sarebbe brutto costruirti una prigione razionale peggiore di quella da cui vuoi fuggire. Questo perché negli approcci che partono dal mentale (up-bottom), per te, è facile perdersi. Dal corpo al mentale (bottom-up), invece, hai la possibilità di coinvolgere la tua essenza e il sistema nervoso nel suo insieme.
Il sistema nervoso infatti si autoregola in funzione di ciò che riduce il costo e aumenta la sicurezza (noi lo percepiamo piacevole), non di ciò che è vantaggioso sul medio o lungo termine. Ecco un possibile cambio di prospettiva: “faccio questa attività 20 minuti al giorno, è pazzesco come venti minuti volino. Mi piace tantissimo e mi fa sentire meglio…inoltre dopo un mese ho riscontrato questi effetti positivi stabili: …”

Da persone altamente sensibili a persone altamente funzionali

Vivi il corpo, sentilo, esploralo, non dare direzioni, non metterti aspettative rispetto a ciò che dovresti provare, del tipo: “faccio questo esercizio per migliorare il radicamento e la centratura“, se fai così sarà difficile uscire dal loop. Abbi creatività con il tuo corpo, non dirgli dove dovete andare, lascia che sia l’espressione corporea a indicarti la strada. Impara a sentire con sempre maggiore raffinatezza cosa è meglio e cosa è peggio per te attraverso prove ed errori, feedback e valutazioni, varrà più di qualsiasi consiglio o conoscenza appresa intellettualmente.
Esplora movimenti apparentemente insignificanti, senti quale riverbero un minimo movimento può procurare al tuo interno. Suona male dirlo: tu e il tuo corpo vi potete conoscere come se foste due estranei che provano reciproco interesse, non come se fosse un subordinato. Dagli fiducia, è come darla a te, e poi questa dicotomia sparirà e potrai abitare a sprazzi una dimensione dell’essere dove non esiste separazione tra “te” e il corpo.
A me ha aiutato il Feldenkrais, in una maniera così inaspettata che mi ha permesso poi di mettere la mia sensibilità al servizio degli altri. Sono curioso di sapere cosa possa aiutare te o ti abbia aiutato. Se ti va, raccontamelo.

Ma che ne sanno gli altri!

Adesso vado a dormire, non appena mi sdraierò probabilmente mi focalizzerò sulla variazione progressiva di sensazioni che mi dà solitamente sdraiarmi su una superficie abbastanza rigida (in una troppo morbida sento affievolire i confini del corpo in maniera sgradevole), e sul conseguente cambio di tono. Se avrò sensazioni intense (o semplicemente non compatibili col prendere sonno) nella regione cardiaca, cercherò di dare loro spazio anziché toglierlo, per conoscerle meglio. Poi con ogni probabilità sentirò un cambio di tono muscolare lungo gran parte del corpo, anche in zone inaspettate, molto piacevole, dopodiché il sonno sarà tale che mi metterò in una posizione più facilmente associabile ad addormentarmi…
Ma che ne sanno gli altri : )

PS: Perché adesso?

Non ho mai parlato dell’argomento prima d’ora. Dal momento che mi sono sentito “fuori fase” rispetto alla grande risonanza che ha avuto il tema “Persone Altamente Sensibili” negli ultimi anni, non ho poi sentito interessante per me navigarci nuovamente dentro. Inoltre ribadisco che secondo me la sensibilità è una risorsa, non un ostacolo. Ho ricevuto persone molto più sensibili di me, che non sapevano di appartenere a una particolare categoria: la più sensibile in assoluto è una donna sulla sessantina. Portare troppa attenzione sulla sensibilità è come soffermarsi sul mezzo e non sul fine. Mi sembra più rilevante e trasformativo cercare di conoscere se stessi e cercare dei modi per scoprire e manifestare la propria volontà.
Questo post è nato da una domanda che mi ha fatto un’amica a cena la settimana scorsa: “cosa consiglieresti di fare a persone altamente sensibili?“, per rispondere meglio di come ho fatto a voce : D e per rimediare al fatto di non averne mai parlato prima.