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Gli esercizi per risolvere il mal di schiena
“Quali esercizi posso fare per il mio problema?”
Spesso, quando qualche cliente mi fa domande specifiche sugli esercizi per il mal di schiena, oppure mi manda un link ad un video dove vengono mostrati degli esercizi e mi chiede cosa ne penso, prendo un bel respiro e parto dicendo che il Metodo Feldenkrais mi ha insegnato a ragionare senza “segreto iniziatico”, cioè senza applicare regole o ricette, e senza seguire protocolli.
Il dr. Feldenkrais esortava a lavorare con la persona, non con il suo problema o la sua diagnosi, e nel libro “Il caso di Nora” racconta di come la sua premura sia quella di intercettare le esigenze della persona laddove il suo sviluppo ha incontrato un ostacolo o una battuta d’arresto. Dice ad esempio che non si può insegnare ad una persona a leggere se prima non ha interiorizzato la differenza tra destra e sinistra, che è una differenza che si conosce col corpo e con l’esperienza spaziale.
Alcune parti di noi non collaborano
Analogamente si possono interpretare le nostre “vicissitudini motorie”: ciò che può procurarci dolore, fastidio o qualche problematica varia è una sorta di ostacolo che non permette un utilizzo di sé funzionale, indolore e persino piacevole.
Ora, chi ha male da qualche parte, non è così autolesionista da volersi procurare consapevolmente il dolore. Cioè non siamo consapevoli di ciò che ci ostacola, dei bastoni che ci mettiamo tra le ruote, quindi di ciò che ci procura dolore. Perché l’ostacolo, cioè l’azione che interferisce con il movimento naturale, viene messo in atto da regioni più remote del sistema nervoso, dove la consapevolezza non ha abitualmente accesso.
Questo ostacolo non è un difetto, il corpo non va aggiustato. Quello che per semplicità sto chiamando “ostacolo” è un’azione messa in atto dal sistema nervoso, cioè da noi stessi.
Chi apre youtube e cerca “esercizi per il mal di schiena” (o per il problema xyz), trova una miriade di video. Se anche solo uno su cento funzionasse, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Il fatto che ce ne siano migliaia, ci può suggerire che si tratti di un argomento potenzialmente inesauribile.
L’inaccessibile saggezza del sistema nervoso
Se una regione remota del sistema nervoso mantiene un atteggiamento che interferisce con altre funzioni, e se non si può essere facilmente consapevoli di questa azione di ostacolo per modificarla deliberatamente, quante probabilità ci sono che l’esecuzione ripetuta di un esercizio preconfezionato possa riscrivere questi parametri?
Come si può fare una regola che vada bene per tutti? O per molti? O per…parecchi?
Il nostro sistema nervoso si auto-costruisce in base all’esperienza. Si possono scrivere trattati interi sul camminare, ma non esistono due persone che camminano alla stessa maniera, e non esiste una sola persona che applica alla perfezione la “teoria” che si trova in quei trattati.
Il sistema nervoso ha garantito all’homo sapiens almeno un centinaio di migliaia di anni (pare) di vita e sviluppo, cosa che può suggerirci l’idea che si tratti di un sistema di ben progettato, per quanto ancora poco conosciuto. Se quindi decide di mantenere degli atteggiamenti (motori e non solo) che procurano in ultima istanza qualche dolore più o meno cronico e fastidioso, avrà probabilmente le sue ragioni per farlo.
Insomma per la propria sopravvivenza tale atteggiamento è importante, anche quando non si sa il perché.
Probabilmente occorre prenderne coscienza, accettarlo e partire da lì.
Difficilmente l’esecuzione di un esercizio è in grado di raggiungere tali livelli di organizzazione motoria, è più probabile che rimanga molto più in superficie.
Noi siamo lo standard a cui adeguare le azioni
Ad ogni modo muoversi è molto meglio di non muoversi (qualche pignolo può pensare: “non muoversi è impossibile”), fare esercizio fisico (se fatto senza danneggiarsi, ma questo è un altro discorso ancora…) è quasi sempre meglio di non fare niente.
Se il set di esercizi per il problema xyz aiuta qualche persona a risolvere quel problema, sono molto felice per loro. Che vada bene alla maggior parte di coloro che lamentano lo stesso problema… sono più portato a dubitare; in ogni caso mi sembra un modo un po’ rudimentale per affrontare la questione.
Ognuno di noi è un unicum irripetibile, quindi anziché proporre uno standard che vada bene per molti, perché non considerare l’idea che ognuno possa disporre di un approccio al movimento studiato su misura? E quindi anch’esso irripetibile?
Esploratori, non esecutori
Le possibilità di movimento sono pressocché illimitate, sono innumerevoli perciò anche le limitazioni di movimento.
Il movimento è vita. Muoviamoci perché è bello, perché ci piace, anche perché altrimenti perdiamo l’abilità dei movimenti che non facciamo. Sviluppiamo il movimento nelle sue numerose ramificazioni, impariamo a muoverci sempre meglio, con più intelligenza e a conoscere meglio il sistema muscolo-scheletrico e il modo in cui disponiamo di noi stessi. Riappropriamoci gradualmente delle nostre zone d’ombra. Una serie di esercizi aiuta, ma forse non basta.
Chi segue lezioni Feldenkrais regolarmente, anche dopo anni di pratica costante, si continua a stupire dell’immensa varietà di esplorazioni di movimento che propone questa disciplina. Delle numerose interconnessioni tra le parti di noi e di come un tale processo di apprendimento inviti a scoprire sempre nuove cose, e di come si abbia l’impressione che siano di più le cose da scoprire di quelle scoperte. Il territorio ignoto rimane più vasto di quello noto. È un modo di entrare nel movimento che la logica dell’esercizio non può comprendere. Facciamoci esploratori del movimento e non esecutori.